maledetti evasori


MALEDETTI EVASORI

Di GIAMPAOLO PANSA- Le parole più dure sul fisco italiano le ho sentite da un americano. Alla fine di maggio ero a Gorizia, per partecipare al VI Festival internazionale “èStoria”, organizzato da un grande libraio-editore, Adriano Ossola. Tra gli invitati c’era Edward Luttwak, un personaggio conosciuto anche in Italia poiché compare spesso nei talk show televisivi.


Luttwak è un intellettuale di destra
, che negli Stati Uniti ha lavorato per i governi repubblicani. In un paese come il nostro dove molti intellettuali, sia del centro-sinistra che del centro-destra, hanno paura di parlare con schiettezza, lui si fa notare sempre per la ruvida franchezza delle opinioni. E da questo punto di vista, a Gorizia non ha deluso chi lo ascoltava.



Sentite che cosa ha detto Luttwak: «Innanzitutto al vostro paese è necessaria una rivolta fiscale. Lo Stato è corrotto e sa di esserlo. Per questo motivo, non può esercitare nessuna autorità morale sui cittadini».


Poi ha aggiunto altri giudizi brutali. Li ricavo da una buona cronaca di Christian Seu, del “Messaggero Veneto”, quotidiano di Udine: «L’Italia ha bisogno di ripartire da una riforma minima: abolizione delle province, via anche il Senato, dimezzare i salari dei giudici. Questi sarebbero i primi passi. Non è possibile che il presidente della provincia autonoma di Bolzano guadagni più di Obama o che il Texas abbia un quinto degli amministratori del Molise».


Mi sono ricordato delle parole di Luttwak quando ho sentito il governatore della Banca d’Italia parlare dell’evasione fiscale. Nella sua relazione di fine maggio, Mario Draghi ha additato i veri colpevoli della macelleria sociale di cui tanto si parla. Sono coloro che non pagano le tasse, a volte del tutto, altre volte molto meno del dovuto. È esattamente quello che pensa il sottoscritto, contribuente sempre fedele. L’evasore ruba al prossimo. Lo obbliga a pagare anche per lui, perché di fatto impedisce una riduzione delle aliquote. Così facendo, diventa un nemico della democrazia fiscale. E in definitiva si rivela uno che campa alla grande sullo sfascio del paese.


L’Italia è un paese di bonaccioni, oltre che di bamboccioni. Per questo fatica a considerare nemico il vicino di casa che evade. E risulta avere un reddito da poveraccio, nonostante possieda un appartamento importante, un gigantesco Suv, una barca da nababbo e sia solito fare vacanze in luoghi da favola. Allo stesso modo non siamo soliti considerare un ladro l’artigiano, il commerciante, il proprietario del ristorante che ritiene normale non farci la ricevuta fiscale.


A proposito dei ristoranti, un ricordo mi conferma che la pratica dell’evasione è stravecchia. Nei primi anni Ottanta, a guidare la Mondadori c’era Mario Formenton, un gentiluomo amico dei giornalisti che lavoravano con lui. La domenica sera, Mario era abituato a invitare a cena i direttori e gli opinionisti delle testate di Segrate. Si andava in un buon ristorante milanese di fronte all’Università Statale che oggi non esiste più: “La Pantera rosa”. 


Alla fine della cena, il cameriere si avvicinava a Formenton e gli bisbigliava la solita giaculatoria: «Fattura, fiscale o amichevole?».


Ossia chiedeva se Mario desiderava una fattura del conto, una ricevuta fiscale, oppure desiderava pagare in nero, versando un prezzo ridotto, per l’appunto da amico. Formenton sorrideva e replicava ogni volta: «Voglio la fattura, per favore!».
L’uso continua ancora oggi. Ma penso che non durerà per molto tempo ancora. Tanti segnali mi dicono che il contrasto dell’evasione fiscale, a cominciare dall’Iva non pagata, stia diventando l’obiettivo prioritario del governo italiano e non soltanto del nostro. Per restare da noi, l’Istituto centrale di statistica ha stimato che l’evasione riguarda 247 miliardi di imponibile, che corrispondono a 120 miliardi di euro di imposte non pagate. Secondo gli esperti di questi conti, se quei 120 miliardi di euro affluissero nelle casse dello Stato, l’Italia sarebbe a posto. Ossia non dovrebbe temere di fare la fine della Grecia e della Spagna.









La nuova mafia


Se è così, parlare di macelleria sociale a me sembra ancora troppo poco. Siamo di fronte a un’altra mafia, quella degli evasori. Persino più eversiva della grande criminalità organizzata. E’ una grande cosca che ci manda tutti i rovina. E suscita nei contribuenti onesti un senso di ingiustizia sempre più profondo e rabbioso. Che prima o poi sfocerà in qualche moto di ribellione, oggi impossibile da immaginare. Sino ad arrivare a una vera e propria rivolta fiscale, quella auspicata da Luttwak.
Che cosa significano quelle due parole terribili, Rivolta Fiscale? Mi sembra chiaro: vogliono dire che un giorno tanti contribuenti onesti decideranno di non pagare più le tasse. Certo, è rischioso farlo. Se si ribellano in dieci o in cento, lo Stato li stanga con durezza. Ma se lo fanno in centomila, che cosa può succedere? Assolutamente nulla. Tranne che l’Italia dovrà dichiarare bancarotta. Con una serie di conseguenze terribili, che danno i brividi.


E’ chiaro che non sto auspicando un terremoto di quella forza. Mi limito a ricordare un vecchio detto inglese. Che recita nel modo seguente. Se sotto il cartello “Vietato fumare” fumano in due, i fumatori di sfroso vengono puniti. Ma se sotto quel cartello a fumare sono in venti, il cartello viene tolto.


La macelleria sociale prevede l’esistenza di un mattatoio. E di macellai che lavorino con seghe e coltellacci. E’ un luogo diabolico che autorizza qualsiasi ribellione. Per evitarla ci sono soltanto due strade. Una può essere percorsa con ragionevole rapidità. L’altra prevede tempi più lunghi, come succede per le riforme di struttura, altra formula di continuo invocata. Una specie di mantra che ci riempie le orecchie inutilmente.




La prima via è quella di intensificare la guerra contro l’evasione. Con tutti i mezzi possibili. A cominciare da una intelligence nazionale sempre più raffinata, in grado di scovare i criminali che non pagano le tasse o la fanno al di sotto del dovuto. Il federalismo fiscale dovrebbe servire anche a questo. Allo stesso modo, sarebbe utile ripristinare la pubblicità dei redditi comune per comune.


Un tempo esistevano gli elenchi dell’imposta di famiglia. Di solito venivano esposti per due o tre giorni nell’albo municipale e poi sparivano. A renderli noti ci pensavano i giornali, sia pure non tutti. Quando arrivai al “Giorno” di Italo Pietra, era il 1964, il direttore mi spedì in tutti i principali comuni della Lombardia a procurarmi le liste dell’imposta di famiglia. Che poi pubblicavamo nella pagine lombarde.


Cambiare sistema


La seconda strada è cambiare il sistema fiscale. E crearne uno nuovo sulla base del conflitto d’interesse. Stiamo parlando di chi acquista un bene o un servizio e pretende da chi glie lo vende la ricevuta fiscale. L’acquirente ha interesse a chiederla. Perché lo Stato gli consente di scaricare una parte della spesa dalla propria dichiarazione Irpef. Ma ho l’impressione che arrivare a questo, oppure a un altro sistema fiscale analogo, comporterà tempi biblici.


Nel frattempo, il commercialista mi ha comunicato il mio acconto fiscale da pagare entro la metà di giugno. Come sempre, risulterò ai primissimi posti nella lista dei contribuenti della mia provincia. Mi guardo intorno e so per certo che molti altri dovrebbero precedermi.
04/06/2010
 gianna nannini
Firenze, 5 apr. (TMNews) - E' stata sequestrata dalla guardia di finanza di Milano una villa della cantante Gianna Nannini, nella provincia di Siena. Si tratta di una tenuta che comprende anche scuderie, magazzini e un'autorimessa.

Secondo i pm milanesi, la Nannini avrebbe sottratto al fisco 3 milioni e 750 mila euro tramite due società, localizzate in Irlanda e in Olanda: Stati dalla tassazione inferiore all'Italia. Nella stessa inchiesta, è contestata alla cantante una serie di detrazioni di importi che, anziché all'attività canora, sarebbero stati utilizzati per un'altra tenuta nella provincia di Piacenza.


MARCELLA BELLA INDAGATA PER MAXI
EVASIONE DA 2,5 MILIONI 
 26 set/2011 - La procura di Milano ha iscritto
nel registro degli indagati Marcella Bella
per una presunta evasione fiscale pari a
2,5 milioni di euro. E' quanto si apprende
dall'avviso di chiusura indagine che la
Guardia di finanza sta notificando in
queste ore a circa una ventina di indagati
nell'ambito dell'inchiesta su una maxi
evasione di 450 milioni.







12 01/11L
a Procura di Roma è entrata in possesso della "Lista Falciani". I magistrati della Capitale gudati dal pm Paolo Ielo, dunque, hanno ricevuto le carte dei contribuenti - soprattutto quelli romani - che hanno posto i propri capitali in Svizzera, e che dunque sono al momento indagati. L'elenco porta il nome di 5.595 cittadini e 133 società, titolari al 31 dicembre 2006 di depositi occultati al fisco per 5 miliardi e mezzo di euro. Le posizioni formalmente indagate per reati fiscali, con domicilio fiscale nel Lazio, sono 700.

SFILZA DI NOMI - Il database dei furbetti, di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi, prende insomma contorni ben definiti. E a far crescere l'appeal dell'elenco figura una sfilza di nomi noti. Una variopinto raggruppamento di figure che bazzicano salotti romani, che affollano le pagine dei rotocalchi, ma anche stilisti, orafi e gioiellieri. Si tratta di uomini e donne di fama mondiale.

VOLTI NOTI - Tra gli indagati spiccano gli stilisti Valentino e Renato Balestra, l'attrice Stefania Sandrelli e sua figlia Amanda, il gioielliere Gianni Bulgari, la soubrette e moglie di Flavio Briatore, Elisabetta Gregoraci.Compare anche il regista Sergio Leone: ma poiché scomparso nel 1989, saranno i suoi eredi a dover chiarire la posizione ai magistrati. Nell'elenco trova posto ancheTelespazio, la società di Finmeccanica che si occupa di sistemi satellitari. Sono decine, invece, i nomi pressoché sconosciuti. Molti dei personaggi coinvolti potrebbero aver sanato la loro posizione usufruendo dello scudo fiscale.

SANGUE BLU - Nella "Lista Falciani" scorre anche sangue blu, con la principessaFabrizia Aragona Pignatelli e Francesco D'Ovidio Lefebvre. E ancora,Camilla Crociani, la moglie di Carlo di Borbone e figlia di Camillo Crociani. Chi ha buona memoria ne ricorderà il coinvolgimento nello scandalo Lockheed: l'uomo morì, in esilio, in Messico nel 1980. Fu presidente e ad di Finmeccanica e già proprietario della Vitrociset. 

PUBBLICO - Ma non mancano i nomi legati al pubblico, come quello di Cesare Pambianchi, commercialista e proprietario della catena di palestre Dabliu, ma che è anche il presidente della Confcommercio di Roma e Lazio. Pambianchi, già dallo scorso settembre, è nel mirino della procura capitolina per "sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte" in un procedimento che riguarda casi di evasione fiscale.

 BENETTON

VENEZIA - La commissione tributaria regionale del Veneto stanga la Benetton per aver ingiustamente dedotto dei costi sostenuti nei confronti di due società dell'isola di Man, in Inghilterra, noto paradiso fiscale. La Commissione tributaria regionale di Venezia ha confermato quindi la sentenza della Commissione tributaria provinciale di Treviso (sempre sfavorevole al gruppo di Ponzano Veneto) e stabilito che occorre verificare l’effettività delle operazioni sottostanti, non in astratto, ma con riferimento alla reale operatività dei soggetti che hanno beneficiato dei pagamenti (cioè le società black list). A insospettire i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, la particolare «organizzazione» dei presunti intermediari. Solo un fax a simulare lo svolgimento di una attività economica. Quelle che dovevano essere vere e proprie società attrezzate, sono in realtà scatole vuote senza un’effettiva operatività. Difficile anche solo risalire all’esatta compagine proprietaria, dato che operavano in Paesi «non collaborativi» con le Autorità tributarie italiane. «Perché pagare provvigioni più salate a intermediari dell’Isola di Man, quando sarebbe stato più conveniente rivolgersi direttamente a operatori attivi in Irlanda e Grecia?» È questa la domanda che si erano posti gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate impegnati in una verifica nei confronti di una nota multinazionale. E i giudici tributari hanno confermato i loro dubbi, condannando la società a rifondere 2,7 milioni di euro tra Irpeg, Irap e sanzioni per la sola annualità 2003. Altri analoghi accertamenti per importi multimilionari sono stati emessi per l’annualità 2004, attualmente in discussione davanti alla Commissione tributaria provinciale di Venezia, e l’annualità 2005. Mentre sono in fase di lavorazione analoghe contestazioni riguardanti i periodi 2006-2007.

Tiziano Ferro evasore fiscale? 5 milioni di tasse non pagate secondo Oggi la fonte

Il settimanale Oggi rivela che il cantante avrebbe ricevuto un avviso di accertamento per evasione fiscale



31 gennaio 2011


D & G
“Evasione fiscale da un miliardo di euro”


Assolti gli stilisti Dolce e Gabbana:  «Non hanno mai evaso il fisco»



Bufera su Renato Zero Indagato per evasione da due milioni di euro
"Sono già in regola"


Il pm di Napoli Piscitelli ipotizza l'utilizzo di fatture per prestazioni ritenute inesistenti e trasferimento fraudolento di valori a Montecarlo. Il legale del cantante: "E' stato un consulente, Renato era in buonafede"





Renato Zero (Ansa)
Roma, 18 novembre 2010 - La procura di Napoli contesta a Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, un’evasione fiscale per due milioni di euro. Come scrive ‘Repubblica' il pm napoletano Vincenzo Piscitelli avrebbe spedito ieri un avviso di conclusione delle indagini preliminari al cantautore roman
Il magistrato ipotizza i reati di utilizzo di fatture per prestazioni ritenute inesistenti e trasferimento fraudolento di valori all’estero su un conto corrente presso una banca di Montecarlo. Come scrive ancora il giornale, Renato Zero "aveva già regolarizzato la sua posizione con il fisco, così come consentito dalla normativa tributaria, ma ora deve fare i conti con l’indagine penale che rappresenta un capitolo di una più complessa e articolata inchiesta della Procura di Napoli, aperta sulle attività e ai clienti della commercialista napoletana Stefania Tucci, già moglie di Gianni De Michelis, già condannata in primo grado a tre anni per truffa a conclusione di un diverso procedimento".
Oltre a Renato Zero, si legge nell’articolo, l’avviso è stato inviato ad altri quattro indagati fra i quali la dottoressa Tucci e il fratello del cantante, Gianpiero Fiacchini, amministratore di una delle società al centro delle verifiche e ritenuto "gestore di fatto delle attività economiche e artistiche del fratello".
Secondo l’accusa, con il sistema delle fatture per prestazioni ritenute inesistenti sarebbero stati dirottati sul conto del Principato di Monaco fra il 2002 e il 2005 oltre 2 milioni di euro. La Procura parla di un "articolato sistema di frode fiscale" che si sarebbe concretizzato "attraverso la simulata prestazione di beni e servizi mediante l’utilizzazione di più società italiane e straniere". Dopo la notifica dell’avviso, la difesa ha venti giorni di tempo per le contromosse, intanto per il 9 dicembre il pm ha fissato l’interrogatorio degli indagati. Già in precedenza la Procura aveva fissato l’interrogatorio di Renato Zero ma l’artista aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

IL LEGALE: "RENATO E' IN BUONA FEDE" - Renato Zero è “assolutamente estraneo” all’evasione fiscale da 2 mln di euro: “Le operazioni oggetto di contestazione sono avvenute su iniziativa di un consulente di Renato dell'epoca, che ha operato in via autonoma tramite la dottoressa Stefania Tucci che la procura della Repubblica di Napoli considera l'artefice di queste operazioni. Renato non ha mai conosciuto tale dottoressa e quindi non ha mai concordato nulla con lei”, precisa in una nota il professor Bruno Assumma, legale di Renato Zero, spiegando che “non appena venuto a conoscenza della situazione, Renato ha provveduto all`immediata regolarizzazione fiscale della sua posizione attraverso il cosiddetto accertamento con adesione. Ciò ha comportato un esborso di somme decisamente superiori a quanto avrebbe dovuto pagare”.

“Poiché nel nostro ordinamento il procedimento penale per reati tributari ha un percorso autonomo rispetto alla vicenda tributaria - continua l’avvocato - ci troviamo ora a doverci difendere in sede penale nonostante la posizione tributaria sia stata interamente regolarizzata”. “Confidiamo pertanto di voler dimostrare l`assoluta estraneità e buonafede di Renato che ha sempre dimostrato totale trasparenza nelle sue attività e rispetto integrale delle norme di legge”, conclude Assum

Fisco, evasione per 19 milioni di euro:
arrestato il pilota di rally Riccardo Errani


ROMA (19 novembre) - Una verifica fiscale ha messo nei guai il pilota di di Rally Riccardo Errani, arrestato per un'evasione di 19 milioni di euro. L'operazione, ribattezzata in codice "World cup rally" riguardava accertamenti fiscali da parte del Nucleo di Polizia Tributaria di Ancona sulla società World Cup Sas di Senigallia.



La società aveva un prestanome che non è stato in grado di giustificare prelievi quotidiani da 100mila euro in contanti, fatti da conti correnti bancari che erano intestati a lui. È così venuta alla luce l'organizzazione illegale facente capo a Errani che - benché nullatenente - avrebbe percepito in contanti compensi in evasione alle imposte per circa 19 milioni di euro. Il pilota nel periodo 1998-2010 avrebbe prodotto un fatturato attivo nei confronti degli sponsor, per interposte persone e società di comodo, pari a circa 34 milioni di euro. A suo carico il gip di Ancona ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.


Ci sono anche una "maga" e un commercialista compiacente fra le otto persone denunciate a piede libero. Come l'arrestato, i suoi complici sono
indagati per concorso in associazione per delinquere finalizzata a commettere reati fiscali.


Riccardo Errani è stato squalificato dal Rally di Monza. Giovedì il pilota faentino non si era presentato alla punzonatura spiegando al telefono di essere indisposto per cui la sua Ford Mustang 500 è stata tolta dall'elenco dei partenti.


Intanto sono in corso sequestri preventivi finalizzati alla confisca per equivalente dell'intera scuderia di automezzi dell'Errani Team, del saldo attivo di conti correnti bancari in Italia e all'estero ritenuti nella disponibilità del pilota e di immobili ubicati a Rimini e Faenza ed intestati a società aventi sede nel Principato di Monaco.


Nei giorni scorsi guai fiscali avevano raggiunto anche Renato Zero, indagato per un'evasione da due milioni di euro. Il cantante si era difeso: «Sono estraneo, lo dimostrerò».


























Ecco il megaevasore del Liechtenstein

Si chiamano Aleotti e sono i propietari della Menarini. E in Liechtenstein hanno depositato la bellezza di 476 milioni di euro. Mica poco. Oggi però il Corrierone e la Repubblica, riprendendo un’intervista fatta ieri a Stern da Kieber, il funzionario della banca di Vaduz che ha reso pubblica la lista dei correntisti, e titolono: L’evasore più ricco è un italiano. Solo i giornalisti, cari commensali, sanno quanto nulla sia più inedito di una notiza già data. Ma questa storia della lista del Liechtenstein è tanto eccitante quanto vecchia e poco consistente. I magistrati infatti non sono riusciti a portare a casa nulla: infatti la lista dei presunti evasori è stata sostanzialmente rubata, e come tale non può essere usata a fini penali. Evvabbè.
Ai fini fiscali la storia potrebbe essere un’altra. L’agenzia delle entrate non è però riuscita a portarsi a casa granchè. Ma ha promesso di mettere nel mirino le attività dei signori in lista: alcuni dei detentori dei quattrini all’estero li avevano regolarmente dichiarati, altri li svevano scudati e dunque regolarizzati, in pochi avevano fatto i furbetti. Ritornando ai nostri recordmen, la Menarini family, questi hanno detto: tutti i nostri conti all’estero sono stati regolarmente e integralmente assoggettati a tassazione. Lo confermò proprio Lucia Aleotti a Repubblica. In effetti detenere quattrini all’estero non è di per sè evasione fiscale. Ma certo un bel titolo.
E soprattutto rimpolpa quella nostra idea collettiva e inossidabile: Gli italiani sono il popolo di evasori per eccellenza. Se poi vai a scavare o a leggere qualche numero indietro di Repubblica e del Corriere, ti accorgi che non è così







FISCO


INDAGINE SU FALSE SOCIETÀ CHARTER

COINVOLTI ANCHE VASCO ROSSI E BOLDI

MAXI INDAGINE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE NEI PORTI DI LIGURIA, CAMPANIA E FRIULI. PER OTTENERE SCONTI FISCALI VENIVANO CREATE FINTE AZIENDE DI NOLEGGIO, DIETRO LE QUALI C'ERANO SINGOLI PROPRIETARI DI IMBARCAZIONI DI LUSSO. INDAGATI IMPRENDITORI E PROFESSIONISTI. LA PORTAVOCE DEL CANTAUTORE DI ZOCCA: "NULLA DA TEMERE"

ROMA - MAXI INDAGINE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE PER INDIVIDUARE FALSE SOCIETÀ DI CHARTER NAUTICO REALIZZATE PER GESTIRE UNA SOLA BARCA A FINI PERSONALI, OTTENENDO COSÌ BENEFICI FISCALI. NELLA RETE DEI CONTROLLI SONO FINITI ANCHE IL CANTANTE VASCO ROSSI E L'ATTORE MASSIMO BOLDI, INSIEME A IMPRENDITORI E PROFESSIONISTI. I DUE SONO POSSESSORI DI DUE DISTINTE IMBARCAZIONI INCAPPATE LE SCORSE SETTIMANE NEI CONTROLLI EFFETTUATI DAGLI ISPETTORI DEL FISCO NEI PORTI LIGURI.

NEL MIRINO DEL FISCO SONO FINTE SOCIETÀ DI CHARTER NAUTICO CHE NOLEGGIANO IMBARCAZIONI IN ALCUNI CASI CON PERSONALE DI BORDO. CENTINAIA DI AGENTI DEL FISCO HANNO INDIVIDUATO, IN PARTICOLARE IN LIGURIA, CAMPANIA E FRIULI VENEZIA GIULIA, NUMEROSI CASI DI SOCIETÀ CHE, SOTTO LE MENTITE SPOGLIE DI "NOLEGGIO DI MEZZI DI TRASPORTO MARITTIMO E FLUVIALE", COPRIVANO INVECE IL MERO UTILIZZO PERSONALE DELLE IMBARCAZIONI DI LUSSO (IN MEDIA NATANTI DI PIÙ DI 20 METRI E DI VALORE SUPERIORE A 1,5 MILIONI DI EURO) DA PARTE DEI DIRETTI TITOLARI.

SI TRATTA DI SOCIETÀ UNIPERSONALI, O CON POCHI SOCI - RIFERISCE L'AGENZIA DELLE ENTRATE - RICONDUCIBILI ALLO STESSO AMBITO FAMILIARE, CON MINIMO CAPITALE SOCIALE (10.000 EURO) CHE DETENGONO UN'UNICA IMBARCAZIONE IN LEASING, LA CUI REALE ATTIVITÀ NON È RIVOLTA AL MERCATO MA È INDIRIZZATA AL MERO GODIMENTO DEL BENE DA PARTE DEI DIRETTI TITOLARI. INFATTI, IL NATANTE VIENE NOLEGGIATO ESCLUSIVAMENTE AI SOCI O AD ALTRE SOCIETÀ CHE HANNO LA MEDESIMA COMPAGINE SOCIALE. LE COMPAGNIE DI CHARTER INTERCETTATE, QUINDI, RAPPRESENTANO SOCIETÀ DI COMODO, UTILIZZATE PER CELARE IL CARATTERE ELUSIVO DELL'OPERAZIONE E PER ABUSARE DELLA FORMA GIURIDICA SOCIETARIA DI NOLEGGIO.
DICHIARARE DI SVOLGERE L'ATTIVITÀ DI NOLEGGIO, ANZICHÈ DI POSSEDERE A TITOLO PERSONALE LA MEDESIMA IMBARCAZIONE, INFATTI, "PERMETTE DI OTTENERE NUMEROSI VANTAGGI DI NATURA FISCALE, ECONOMICA E FINANZIARIA - SPIEGA ANCORA IL COMUNICATO DELL'AMMINISTRAZIONE FISCALE - COME LA SEPARAZIONE DEL PROPRIO PATRIMONIO DA QUELLO DELLA SOCIETÀ, CON IL BENEFICIO DELLA RESPONSABILITÀ LIMITATA; IL MANCATO ESBORSO DELL'IVA SUI COSTI RICONDUCIBILI ALL'ACQUISIZIONE DELL'IMBARCAZIONE IN LEASING; LA MANCATA APPLICAZIONE DELLE ACCISE SUL GASOLIO (CIRCA IL 50% DEL PREZZO DEL GASOLIO), CHE COMPORTA ANCHE UN RISPARMIO IN MATERIA DI IVA; LA DETRAZIONE DELL'IVA E DELLE SPESE SOSTENUTE PER MANTENERE LA BARCA E IL SUO EQUIPAGGIO".

GLI UOMINI DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE SONO INCAPPATI NELLA SOCIETÀ DI CHARTER DI VASCO ROSSI NEL CORSO DELLE VERIFICHE EFFETTUATE QUEST'ESTATE NEI PORTI LIGURI, SU UN'IMBARCAZIONE DI 24 METRI UTILIZZATA SOLITAMENTE DAL SOLO CANTANTE ROCK. LA SOCIETÀ, NELLA QUALE SAREBBE IN CORSO LA NOTIFICA DELL'ACCERTAMENTO, SAREBBE PER OLTRE IL 90% INTESTATA AL CANTANTE E SOLO PER UNA MINIMA QUOTA AD ALTRI SOCI RESIDENTI IN SVIZZERA, SUI QUALI SAREBBERO IN CORSO ULTERIORI ACCERTAMENTI. E' DI 24 METRI ANCHE L'IMBARCAZIONE UTILIZZATA DA MASSIMO BOLDI, INDIVIDUATA DAGLI ISPETTORI NEL PORTO DI GENOVA. LO YACHT RISULTEREBBE INTESTATO AD UNA SOCIETÀ DI CHARTER INTERAMENTE RICONDUCIBILE ALL'ATTORE COMICO E A SUA FIGLIA, AI QUALI SAREBBE GIÀ STATA NOTIFICATA LA CARTELLA DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE.

LA PORTAVOCE DI VASCO ROSSI, TANIA SACHS, PRECISA PERÒ CHE IL CANTAUTORE DI ZOCCA "NON È 'INCAPPATO' IN NIENTE. SONO NORMALI CONTROLLI DI ROUTINE CHE FINORA NON HANNO EVIDENZIATO NULLA DI IRREGOLARE. NON ABBIAMO NULLA DA TEMERE. LA SOCIETÀ ITALIANA È TRASPARENTE". (fonte repubblica) 






(12 agosto 2010)


IL CASO






Mondadori salvata dal Fisco






scandalo "ad aziendam" per il Cavaliere

 leggi












http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/il-fisco-contro-gianna-nannini-evade-sequestrata-tenuta-a-siena-20140405_134747.shtml